Storia dell'Isola di Procida
La storia dell'isola di Procida non può non essere raccontata tenendo conto del periodo geologico di formazione del territorio isolano, collocabile tra 55.000 e 17.000 anni fa, a seguito dei movimenti tellurici di origine vulcanica da cui affiorarono quattro vulcani, tra dei quali sono visibili nelle insenature della Chiaiolella, del Carbonchio e del Pozzo Vecchio. Del gruppo delle isole del Golfo di Napoli, Procida è la più piccola, circa 4 Kmq, nonostante ciò la prima ad essere insediata tra il XVII - XV secolo a.C. per mano dei Micenei, che la scelsero come sede per la fabbricazione dei metalli. Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. l'isola fu abitata dai coloni Calcidesi dell'isola di Eubea, cui successero i Greci di Cuma, e da ultimo i Romani (IV - III secolo a.C.) artefici di edifici abitativi di rara bellezza, prescelti come luoghi per trascorrere periodi di villeggiatura; a riguardo si conservano testimonianze nell'opera letteraria "Satire" del poeta latino Decimo Giunio Giovenale. I capolavori architettonici realizzati dai Romani furono presi d'assalto, come del resto accadde in quasi tutte le località costiere, dalla furia distruttiva dei Visigoti di Alarico e dei Vandali di Genserico. Stessa sorte toccò agli abitanti di Monte Miseno, costretti a rifugiarsi sull'isola di Procida; da qui la decisione del duca bizantino della Contea di Miseno di annettere il territorio procidano a Napoli, sotto il nome di Monte di Procida.
L'aspetto urbanistico della cittadina isolana comincia la lunga trasformazione, avvicinandosi al tipico insediamento fortificato del periodo medievale difeso da pareti a picco sul mare. Decisiva nella storia dell'isola, l'introduzione del sistema feudale ad opera dei Normanni, conquistatori del territorio per mano della famiglia dei Da Procida, di origine salernitana, di cui un membro, Giovanni Da Procida, fu perfino consigliere di Federico II di Svevia. Dal 1286 al 1299, Procida è terra del re aragonese di Sicilia, cui seguirono dapprima gli Angioini di Napoli, dopodichè la famiglia Cossa, alla quale subentrò la dinastia degli Aragonesi. Alla famiglia dei d'Avalos d'Aquino d'Aragona, fedele alla casa d'Asburgo, si deve la costruzione nel 1563, del Castello d'Avalos, delle torri di avvistamento sul mare e della Cinta Muraria accessibile dal portale di Ferro situato presso il belvedere; da qui la trasfrormazione della denominazione da borgo da Terra Casata in Terra Murata che significa "terra cinta di mura". Nel contempo non si placava la furia distruttiva dei pirati saraceni, accentuata dalla lotta tra Ottomani e Impero Spagnolo, conclusasi con la Battaglia di Lepanto. L'isola nel XVIII secolo fu conquistata dalla famiglia dei Borbone, ed utilizzata come riserva di caccia imperiale, mentre, il Castello d'Avalos, fu trasformato dapprima in palazzo reale, e successivamente in Bagno Penale. Un miglioramento delle condizioni di vita sull'isola si deve anche alla nascita della Marineria Procidana affiancata da una fiorente attività cantieristica, fonte di prosperità e ricchezza. Gli isolani diventarono abili marinai ma anche ingegnosi armatori, tanto da rappresentare verso la fine del XIX secolo, una consistente percentuale dell’intera flotta mercantile italiana, grazie anche alla fondazione nel 1875 delI'Istituto Nautico “F. Caracciolo”. Dopo l’Unità d’Italia, ha inizio per Procida un periodo di splendore, tanto da essere soprannominata la capitale nei traffici marittimi.
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